Questa intervista è stata realizzata da Sara Laurenti nell’aprile del 2012 in occasione dei 40 anni del CEFA.

Con quale idea nasce il CEFA nel 1972?

La fondazione del CEFA in quegli anni è davvero servita a dare un nuovo impulso al concetto di autodeterminazione dei popoli. In quegli anni eravamo i primi e i soli a credere a questa idea che poi l’indiano Amartya Sen, Nobel per l’economia nel 1998, ha teorizzato. L’economista ha delineato un nuovo concetto di sviluppo che si differenzia da quello di crescita. Il progresso economico non coincide più con un aumento del reddito (PIL), ma con un aumento della qualità della vita. Anche Sen crede fortemente nel sistema cooperativo. “La cooperazione – ha detto di recente – è capace di eliminare le disuguaglianze perché ognuno è promotore della crescita della comunità”. Oggi il CEFA è quindi più che mai attuale nella sua proposta di autosviluppo, antitesi all’assistenzialismo. È quella spinta propulsiva che dà modo alle popolazioni locali di far uscire il proprio “genio”.

1980 – Giovanni Bersani a colloquio con Julius Nyerere.

Ha rimpianti?

Ne ho molti di rimpianti. Avrei voluto essere più presente nei paesi in via di sviluppo. Se non si è sul posto è difficile capire la situazione. La presenza di CEFA nella zona centro sud della Tanzania è avvenuta ad esempio dopo un incontro con Julius Nyerere, primo presidente della Tanzania dal 1964 al 1985, riconosciuto padre della nazione. Gli ho chiesto di dirmi dove gli sarebbe interessato uno studio di fattibilità affinché il CEFA intervenisse. Negli anni Settanta era appunto la regione di Iringa, la più abbandonata. Mi sono messo all’opera e ho voluto subito incontrare le donne del posto e capire quali fossero le loro esigenze. Si sono susseguiti diversi incontri e alla fine si è capito che avrebbero voluto allevare pulcini. Abbiamo iniziato l’impianto sperimentale di un’incubatrice per l’allevamento di pulcini: divenne un modello importante studiato anche da comunità a 500 chilometri di distanza

Quest’anno CEFA compie 40 anni, un bel percorso di vita. Come vede tra vent’anni la “sua” organizzazione?

Dovremo rafforzare tutta la rete di amici che in questi anni si è formata attorno al CEFA. Si deve aprire l’organizzazione anche ai giovani, che muovono i primi passi con noi, spalancare i consigli d’amministrazione, farli diventare incontri formativi, tutti momenti di crescita che ripropongono anche all’interno della nostra struttura il concetto di autoformazione, una declinazione del concetto di autosviluppo così tanto caro e centrale per tutti noi.