Dopo tanti anni sono tornato in Africa per un periodo di lavoro volontario, più precisamente in Tanzania dove nel 1987 ho vissuto una bellissima esperienza che ha certamente modificato il mio approccio alla vita. Premetto che in un mio percorso di crescita e cambiamento ho realizzato che lavorare per i più bisognosi è gratificante. Ora sono in pensione e mi posso permettere di lavorare per il piacere di farlo, ed anche per trasmettere alcune competenze acquisite nel tempo. Se poi lo faccio in un luogo sperduto lontano da casa e insieme alla popolazione locale per me è il modo migliore di conoscere un paese. Sono andato ad Ikondo e Matembwe, due luoghi sperduti nel sud ovest della Tanzania, dove l’ONG Cefa di Bologna  ha realizzato dei progetti di cooperazione veramente degni di nota: il CEFA si è specializzato negli anni prevalentemente, ma non solo, in progetti in ambito agricolo in zone rurali lontano dai grossi agglomerati urbani, raggiungendo altissimi livelli di sostenibilità.

Durante i miei giorni ad Ikondo ho lavorato nella centrale idroelettrica. Normalmente noi in Italia non abbiamo la consapevolezza di quanto sia importante avere la luce in casa, la diamo per scontata. Qui nulla è scontato: per chi vive ad Ikondo avere la luce in casa, e nel villaggio, è veramente un bene prezioso. Tutte le volte che vengo in queste zone,  soprattutto nei progetti del CEFA, mi riconnetto con la mia parte più antica che alberga ancora nella mia anima, e quella parte è come se tornasse a casa. Per quanto provi a descrivere le sensazioni vissute non potrei mai riuscire a rendere l’idea.

Posso parlare del piacere di camminare la notte sotto un cielo iperstellato, e passare di fianco alle capanne, sentire il vocio al loro interno, le risa, il fumo che trasuda dai tetti di paglia, sentire l’odore del cibo raccolto nella giornata, poi alla mattina andare al lavoro e incontrare i giovanissimi Savio e Sophia con il loro figlio di un anno, lungo il sentiero. Tutti i giorni, sotto il sole, la pioggia e il vento zappano il loro campo mentre il loro bambino gattona in mezzo alle zolle di una terra bellissima. Oppure passare una serata al bar nel quale la gente va a guardare la televisione come facevano i nostri nonni, bere una birra e tifare insieme, come uno di loro, la squadra del cuore.

Infine i bambini, la cosa più bella, che spuntano da tutte le parti, che giocano spensierati sempre allegri e sorridenti. Raramente li ho sentiti piangere, neanche quando cadevano. Qui molti bimbi non hanno mai visto un uomo bianco, e spesso in un primo momento hanno paura e scappano, poi prevale la curiosità, si avvicinano, e piano piano la paura svanisce.

Grazie CEFA
Eugenio Messori