Di Andrea Liuzzi

L’Etiopia è un mosaico di realtà. Un dipinto di contrasti in ogni passo. Una naturale bellezza disarmante che, appena fuori dall’aeroporto, rivela quanto a volte la realtà sia una faccenda che pesa.

Nel vortice delle sue strade caotiche, tra volti sconosciuti e sguardi che raccontano storie di sfide quotidiane, quello che ti travolge è l’ingiustizia materializzata fin da subito nelle strade polverose attraversate da chi cammina a piedi nudi, fino alle nuove arterie asfaltate che sembrano connettere il futuro a una realtà ancora troppo spesso dimenticata. L’abbondanza di persone, la vita che si svolge lungo le strade, diventa uno specchio che riflette la complessità di una società in trasformazione. L’asfalto, testimone di grandi investimenti stranieri, contrasta con la povertà dilagante che chiede un passaggio lungo il percorso.

Il Corno d’Africa, già martoriato dai conflitti che hanno lasciato cicatrici profonde sull’economia, ora si trova ad affrontare le conseguenze devastanti di una crisi alimentare. La crisi del grano insieme all’impennata dei costi dei fertilizzanti hanno colpito duramente, lasciando molte comunità private del proprio diritto al cibo.  A questa tempesta perfetta, si aggiunge poi la crisi climatica. Sono anni che qui le piogge irregolari aggravano la già difficile situazione, colpendo duramente coloro che dipendono dalla terra per sopravvivere. Qui, l’ingiustizia si rivela in tutta la sua crudeltà: le persone che contribuiscono meno ai problemi ambientali sono le prime a subirne le conseguenze.

Durante i miei giorni nel paese, ho avuto il piacere di visitare molti campi, orti e giardini delle persone e delle cooperative coinvolte nei progetti del CEFA. Quello di Almas, nel distretto di Kindo Koisha, nella Regione del Wolayta nel sud del paese, è sicuramente stato uno degli orti più belli, ricchi e vivi. Tutto era ben pensato ed organizzato: dai pomodori, la kasava, il ‘falso banano’, e tutta l’altra frutta e verdura di cui ogni giorno, con premura e puntualità, si prende cura insieme al marito.

Nel mio campo ogni cosa ha il proprio tempo e la propria stagionalità. Seguo così il ritmo dell’orto, prendendomi cura della kasava quando ne ha bisogno per esempio, per avere un ricambio stagionale che possa garantire quantità e varietà a tutta la mia famiglia.

Almas fa parte di una delle cooperative coinvolte nelle attività del CEFA: negli ultimi mesi di progetto ha partecipato a formazioni, scambi di buone pratiche e incontri per migliorare l’organizzazione, la sostenibilità e le tecniche di conservazione del terreno per il proprio campo. Il suo è un risultato importante ma di cui non riesce a non dare parte del merito anche al duro lavoro del marito e a tutto l’aiuto che i suoi figli le stanno dando nell’organizzazione delle casa e della scuola. 

Ogni mattina mi sveglio alle 5:00. Appena sveglia pulisco la casa e inizio a preparare la colazione per i 3 bambini. Di solito mangiamo kasava, mais ed injera. Dopo la colazione vado a dare da mangiare agli animali: abbiamo mucche, pecore, capre e galline.

Ogni due giorni poi vengono a portare l’acqua qui a casa. A volte è però troppo costoso e vado direttamente alla sorgente che è circa a 1 ora a piedi da qui.  I bambini poi vanno a scuola, che è la cosa più importante. La mia speranza infatti è di riuscire a supportarli per tutto il percorso scolastico e mandarli in buone strutture. 

Uno degli aspetti più importanti delle tecniche imparate grazie al CEFA è sicuramente legato alla conservazione del terreno: a volte è difficile riuscire a trasmettere questo tipo di conoscenza, i cui risultati inevitabilmente non sono istantanei. I benefici maggiori del saper organizzare il terreno per garantire varietà e costanza nell’alimentazione arrivano con il tempo e la pazienza. L’altro grande pilastro che Almas ci ha mostrato con tanta fierezza sono le nuove tecniche di compostaggio. In questi ultimi anni, la crisi economica e l’inflazione nel paese hanno portato i prezzi dei fertilizzanti ad essere inaccessibili per i piccoli agricoltori e le piccole agricoltrici. Adesso molti e molte di loro possono ovviare alla mancanza del fertilizzante grazie al compost, e riuscire a coltivare il proprio orto con grande successo e soddisfazione.

Io continuerò tutte le attività imparate nel progetto, e anche grazie al denaro risparmiato, l’anno prossimo vorrei continuare il mio percorso scolastico. Qualche anno fa ho finito le superiori, e non sono mai riuscita ad iniziare l’università. Non abbandonerò mai il mio orto e la mia casa, ma mi piacerebbe tornare a studiare per diventare infermiera e fare del bene a tutta la comunità.

Quella di Almas è la storia di una donna, ma anche di un’intera comunità, che di fronte alla tante difficoltà, è capace a riorganizzare e ripensare il proprio lavoro per poter garante a sé stessa e alla propria famiglia di coltivare sogni e ambizioni.