Secondo i dati dell’OMS, il continente – in particolare nell’Africa meridionale – sta assistendo a un aumento senza precedenti dei decessi per coronavirus.  “I decessi sono aumentati dell’89%, da 13.242 a 24.987, negli ultimi 28 giorni, rispetto alle statistiche dei 28 giorni precedenti

Ma malgrado il diffondersi della variante Delta, le azioni dei singoli governi sono diversificate dal punto di vista degli obblighi e delle raccomandazioni legati alle forme preventive e di trattamento contro il virus. Ciò colpisce anche CEFA che svolge diversi progetti in alcune zone del paese, costringendolo a prendere delle precauzioni al livello di sicurezza, impattando il normale andamento di ogni singolo progetto – soprattutto quelli che richiedono spazi al chiuso o che creano assembramenti – e su chi lo porta avanti.

Sale l’allerta in Tanzania

Seguendo la precedente linea di Governo, la nuova Presidente – nonostante la vaccinazione e malgrado gli allarmi lanciati dal Ministero della Salute su quanto la situazione si stia aggravando – continua a dare raccomandazioni piuttosto che intimare obblighi specifici. Infatti il governo raccomanda di non partecipare ad eventi, usare mascherine, avere a disposizione disinfettanti. Più specifiche però sono le direttive per le attività economiche e le scuole nonostante entrambe continuino a rimanere aperte. 

Ci riferisce Cinzia D’Intino, la nostra Responsabile Paese in loco, che “nei prossimi giorni non è escluso che imporranno qualche chiusura o coprifuoco” però aggiunge che  “è improbabile che implementeranno un lockdown, essendo la Tanzania un paese che basa la sua economia per strada, con i contatti fra le persone.

Nonostante la campagna vaccinale sia iniziata – dando priorità a casi a rischio e persone con più di 50 anni – c’è molto scetticismo nella popolazione e solo le classi altolocate stanno iniziando a vaccinarsi. Complice anche la modalità di registrazione online per prenotare la vaccinazione, poco utilizzata ed accessibile dalla maggioranza delle persone.

Nei villaggi le persone rientrano dalle grandi città, per morire pochi giorni dopo. Noi riceviamo notizie che ci sono molte persone negli ospedali – ad Iringa sono pieni –  e tante altre che in ospedale non ci arrivano neanche. Ci si ammala molto velocemente

Altro elemento degno di nota è il fatto che manchi tutto un sistema di tracciamento per i risultati positivi, i quali non ricevono alcun certificato di positività.

Tutto ciò è emerso quando uno dei nostri volontari si è ammalato: per poter riportare la questione ha chiesto all’ospedale un documento con la sua cartella clinica e lì gli hanno scritto che era stato curato per il Covid”  

Di conseguenza per i progetti del CEFA si stanno applicando norme preventive per evitare l’ulteriore diffusione dei contagi, rimanendo però sempre in allerta.

Rimangono le restrizioni in Kenya e Somalia

Più tranquilla la situazione in Kenya e Somalia che, dall’inizio della pandemia, non hanno mai smesso di applicare restrizioni – l’uso obbligatorio della mascherina e il coprifuoco alle 22. Rimane comunque il problema dello scarso livello di accesso alle strutture sanitarie da parte della popolazione locale oltre che la limitata capacità, delle autorità competenti, di raccogliere dati sulla diffusione del virus su territorio nazionale. 

“Sicuramente, rispetto alla situazione che si vive ad oggi in Italia, qui a Nairobi le restrizioni sono state mantenute e non sembra ci sia intenzione di allentarle” ci riferisce Francesca De Marco, Coordinatrice Regionale in Kenya e Somalia. Ci sono e continuano ad esserci rallentamenti nelle vaccinazioni – tramite il programma COVAX dell’ONU- a causa di un forte scetticismo, soprattutto tra i più giovani.

Fortunatamente non ci sono state difficoltà per il nostro staff per ottenere la dose di vaccino. Invece per i progetti in loco non è stato registrato alcun impatto diretto negli ultimi mesi, ci racconta Francesca, ma sono stati applicati alcuni protocolli di prevenzione che hanno portato, di conseguenza, a lievi ritardi nello svolgimento di attività, per evitare la diffusione del virus.

Come misura precauzionale abbiamo diminuito il numero di partecipanti per ogni formazione e di conseguenza le attività sono leggermente ritardate. Stiamo portando avanti alcune attività di sensibilizzazione ed educazione sanitaria relative al Covid, ma anche la distribuzione di mascherine. Le attività hanno ripreso a pieno ritmo dopo la riapertura a Maggio della contea di Nairobi e delle sue 4 contee limitrofe. Si è comunque ridotto il flusso negli istituti penitenziari come misura precauzionale.”

Allarme vaccini in Mozambico

A causa della terza ondata, in Mozambico la fascia di contagi è aumentata in modo esponenziale. Come ci racconta Andrea Bettini, nostro Responsabile Progetti in Mozambico, nel paese la necessità di intensificare le campagne per incoraggiare le popolazioni a prendere parte alle vaccinazioni è rallentata dalla quantità minima di vaccini a disposizione.

Quindi è evidente l’urgenza di aumentarne le importazioni, anche al di fuori del programma COVAX dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che fino ad ora ha fornito le dosi.

Il governo centrale non ha imposto grandi misure restrittive, se non un coprifuoco dalle 22:00 alle 04:00, quindi sta alla coscienza individuale provvedere a forme preventive come l’uso della mascherina” 

Con la nuova ondata, ci sono state delle conseguenze anche per il nostro staff di Beira che è tornato per la maggior parte del tempo alla modalità home-office. Per quanto riguarda i progetti in loco, sono state temporaneamente sospese le formazioni e attività al chiuso. Le attività all’aperto e porta a porta – dimostrazioni culinarie, palestre nutrizionali per le mamme e le visite agli allevatori – ci spiega Andrea, continuano con la stessa incidenza, sebbene siano contingentate.