Non vogliamo tacere. Non vogliamo e non possiamo continuare a tollerare quanto sta avvenendo a pochi metri dalla nostra casa comune, l’Europa. Venerdì mattina, nel tentativo di raggiungere il territorio spagnolo di Melilla, sembra siano morte almeno 37 persone, 37 esseri umani. Non vogliamo definirli migranti, ma persone. Persone con il loro bagaglio di sofferenza, dolore, gioia e umanità. Persone con le loro famiglie a casa ad attendere loro notizie.

Non riteniamo ora necessario spiegare cosa sia accaduto nel dettaglio, per conoscere i fatti è sufficiente consultare i diversi organi di stampa.

Riteniamo, però, che sia quanto mai necessario guardare in faccia il problema, quello di una politica migratoria europea che fonda le proprie basi sulla costruzioni di muri, visibili e invisibili. Una politica europea che finisce per respingere persone che hanno, come colpa, il colore della propria pelle e una situazione nei paesi di origine fatta di guerre, carestie, povertà, mancanza di opportunità e di possibilità di costruzione del futuro.

Crediamo che questa politica europea, che di fatto esternalizza le frontiere e chiede agli stati confinanti di fare un lavoro sporco e violento, sia contraria a qualsiasi principio di umanità e valore etico che come Europa continuiamo a sbandierare.

Che sia il mar Mediterraneo, la rotta balcanica, il confine tra Polonia e Bielorussia o quello tra Marocco e Spagna, continuiamo a leggere storie di morti, ferite, umiliazioni e torture. Ne leggiamo o ascoltiamo non più come notizie assurde o sconvolgenti, breaking news, ma piuttosto come informazioni di routine comunicate tra un servizio e l’altro, senza importanza.

Alle porte della nostra Europa sono morti almeno 37 esseri umani e oltre 300 sono stati trasferiti nella zona di Beni Mellal dove, noi e altre ONG, stiamo cercando di dare sostegno in termini di primo soccorso medico, fornitura di beni di prima necessità, vestiti, cibo. Cose fondamentali per persone che hanno perso tutto.

Oggi circolano già molte versioni su come siano andate realmente le cose e supponiamo che la verità verrà fuori con il tempo.

Tuttavia, già oggi sappiamo che l’unico vero colpevole, e al contempo l’unica istituzione che potrebbe davvero cambiare le cose, è questa politica europea che crea divisioni, predilige la protezione dei confini alla solidarietà e si compiace pubblicamente di erigere muri contro le persone, aprendo autostrade per le merci.

Come cittadini e cittadine europei, ma ancora prima come esseri umani, oggi dovremmo far sentire le nostre voci 37 volte tanto, dovremmo pronunciare uno a uno i nomi delle 37 persone che sono morte cercando di attraversare quei pochi metri di spazio e attraversare una barriera. Vorremmo scrivere frasi come “mai più” o “per non dimenticare”, ma abbiamo paura che siano solo slogan vuoti, se la politica europea e tutti e tutte noi come cittadini non sapremo uscire dalla bolla di egoismo e di disumanità che troppo spesso ci impedisce di guardare oltre, all’altro, all’umano.

Alice Fanti – Direttrice CEFA