di Andrea Liuzzi

Sono passati 13 mesi dall’inizio del conflitto civile che sta duramente colpendo l’Etiopia. Nel corso di quest’ultimo anno l’esercito governativo è stato impegnato a respingere l’avanzata delle forze tigrine, che dal Nord del paese si sono spinte verso la capitale, costringendo il governo a dichiarare lo stato di emergenza. Di questo avevamo parlato con Riccardo Rabita, nostro cooperante ad Addis Abeba, che ci aveva raccontato del sofferto rimpatrio dei volontari del servizio civile, e dell’importanza di continuare a lavorare con le comunità per cui rimaniamo un punto di riferimento. A un mese dal nostro ultimo aggiornamento, il nostro lavoro continua.

Dopo la recente ritirata delle forze tigrine dalle regioni degli Afar e degli Amara, sembrava che fossimo vicini ad un cessate il fuoco. Le speranze però sono velocemente svanite, a seguito della decisione del governo etiope di respingere la richiesta di una tregua. Oggi, dopo un anno di conflitto, migliaia di vittime e 2 milioni di sfollati, la guerra continua. 4,5 milioni di persone nel paese sono sull’orlo di una crisi alimentare, e nonostante questo, nella capitale sembra che quotidianità e lavoro continuino quasi indisturbati. Riccardo però ci parla con molta amarezza dell’evidente ipotesi di una lontana tregua.

È un periodo di tanta stanchezza. È stato un anno senza pause e interruzioni. Personalmente vivo con molta tristezza tutta questa situazione. Se a Novembre c’era preoccupazione e inquietudine che tutto potesse da un momento all’altro precipitare, oggi inevitabilmente la percezione di pericolo è scemata. Afar ed Amar non sono più teatro di guerra ma nonostante questo chi sta pagando davvero le conseguenze è la gente. Ancora non sono troppo ottimista che vedremo presto questa tanto attesa tregua.

Nonostante questo tutti i nostri progetti per contrastare l’insicurezza alimentare nel paese vanno avanti. 

Alcune regioni stanno ancora implementando il coprifuoco, per via dello stato di emergenza. Noi però dobbiamo andare avanti, mantenendo le accortezze necessarie per garantire la sicurezza di tutte le persone coinvolte nelle progettualità, anche se trovare il lato positivo di tutta questa situazione rimane molto difficile.

E qual è il clima che si percepisce in quanto organizzazione non governativa che lavora in un simile contesto?

In questo momento in quanto organizzazione non governativa, stiamo percependo un clima di forte sospetto nel paese. Abbiamo visto e sentito tutti della sospensione del lavoro di molte organizzazioni. Il timore generale è che questo sospetto possa diventare un ostacolo al lavoro e alla sicurezza delle persone coinvolte, il che rimane l’assoluta priorità.

Da parte di tutto il CEFA, auguriamo a Riccardo e a tutto lo staff locale i nostri più sinceri e sentiti auguri per un buon lavoro e un buon Natale, e li ringraziamo per tutto quello che stanno facendo per portare avanti tutti i progetti, nonostante le numerose avversità.


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