A partire dal 2011, il vuoto di potere causato dalla caduta del regime di Al-Gheddafi e la conseguente crisi militare, politica ed economica hanno reso la Libia vittima di una guerra civile decennale. Partiti politici rivali, milizie armate libiche e gruppi terroristici si sono contesi regioni, città e risorse naturali strategiche, esacerbando un conflitto che ha velocemente sgretolato le già deboli strutture politiche, corroso le istituzioni sociali ed estenuato l’economia statale, conducendo il Paese in una delle crisi umanitarie più gravi del XXI secolo.

Nonostante le pressioni della comunità internazionale per il raggiungimento di una tregua duratura tra le parti e il cessate il fuoco accordato in molteplici occasioni, scontri armati e bombardamenti indiscriminati hanno continuato ad affliggere il popolo libico, soprattutto la aree costiere e la capitale Tripoli. Nel luglio 2019, grazie all’intervento delle Nazioni Unite, è stato adottato un piano di pace, culminato con la Conferenza Internazionale di Berlino, indetta con l’obiettivo di fermare i combattimenti e restituire una legittima partecipazione politica alla parti in conflitto. Il primo risultato derivante dall’adozione del piano di pace è stato la formazione e approvazione di un governo di transizione, The Government of National Unit (GNU),  il quale, tramite un piano di riforme, dovrebbe garantire la stabilità del paese e accompagnarlo verso le elezioni previste per dicembre 2021.

Attualmente la situazione rimane comunque fortemente instabile, il Paese continua ad essere segnato da gravi violazioni dei diritti umani e dal collasso dello stato di diritto: si registrano quotidianamente scontri tra gruppi armati, rapimenti, sparizioni forzate, omicidi, abusi e violenze. La pandemia di Covid 19 ha aggravato ulteriormente le condizioni di vita della popolazione, colpendo più duramente gruppi vulnerabili come sfollati interni, migranti e rifugiati, e ha drenato risorse al già debilitato sistema sanitario nazionale.

Rifugiati, migranti e i richiedenti asilo sono certamente tra le comunità più colpita essendo soggetti privi di protezione legale e a rischio di detenzione arbitraria, omicidio, tortura, violenza di genere (GBV), abusi, sfruttamento ed estorsione, oltre a essere esclusi, o ad avere accesso limitato,  a servizi essenziali e sanitari. Degli oltre 600.000 migranti, rifugiati e richiedenti asilo registrati in Libia, il 56% vive in situazioni precarie con conseguenze drammatiche sul loro benessere fisico e mentale, indebolendo ulteriormente le loro capacità di sopravvivenza e resilienza, in particolare quelle di categorie più vulnerabili come donne e bambini e minori non accompagnati.

È in questo difficile contesto che si inserisce l’azione umanitaria del CEFA. Il CEFA è attivo nell’area del Maghreb dal 1998 e in Libia dal 2017, dove, tramite interventi nel nord-ovest e sud del Paese, supporta il miglioramento e rafforzamento dell’assistenza sanitaria pubblica a beneficio sia della popolazione libica sia dei non libici presenti nel Paese.

A Marzo 2021 è iniziato il progetto del CEFA “MORE RAM: More Opportunity, Resilience, and Health for Refugees, Asylum- seekers and Migrants in Libya” finanziato dall’Unione Europea e realizzato nell’ambito del Regional Development and Protection Programme for North Africa (RDPP) presente in otto paesi: Algeria, Chad, Egitto, Libia, Marocco, Mauritania, Niger e Tunisia.

Il Progetto MORE RAM supporta il miglioramento delle condizioni di vita di migranti, richiedenti asilo e rifugiati nel aree costiere a nord-ovest della Libia, più precisamente nelle municipalità di Tripoli e di Zawiya. Il progetto prevede una priorità specifica al supporto di gruppi vulnerabili quali donne, bambini e minori non accompagnati. Il CEFA sosterrà 350 persone e famiglie al mese (24 mesi) attraverso la distribuzione di derrate alimentari e beni essenziali, l’accesso all’assistenza sanitaria e la promozione della coesione sociale e integrazione. La componente di salute ricopre un ruolo fondamentale all’interno del progetto, coinvolgendo attivamente partner e autorità locali e integrandosi con gli altri interventi del CEFA in Libia, passati e in corso, per garantire un miglioramento trasversale dei servizi sanitari a medio-lungo termine, non solo ai beneficiari diretti ma a tutta la comunità.