Quando devo spiegare a qualcuno in poche parole il nostro lavoro la definizione migliore che mi viene in mente è che ci impegniamo per offrire opportunità a coloro che solitamente non ne hanno. Come ad esempio l’opportunità di imparare un mestiere e trovare un lavoro. Oppure l’opportunità di accedere alla corrente elettrica, con tutti i benefici che ne conseguono. O l’opportunità di incrementare e migliorare la propria produzione agricola, per far sì che alla propria famiglia non manchi mai il cibo in tavola. Ogni volta che vengo in Tanzania a visitare i nostri progetti ho l’opportunità di vedere in prima persona i frutti di questo lavoro e di ricordarmi di quanto sia bello ed importante. Nei prossimi giorni cercherò di condividere un piccolo diario di viaggio, per raccontarvi quello che stiamo facendo e le persone che stiamo sostenendo.
Inclusione e futuro: in Tanzania il lavoro è anche integrazione
In Tanzania, 4.094.662 persone, pari al 7,8% della popolazione, vivono con disabilità, e tra queste circa 400.000 sono minori con disabilità medio-grave o grave (Censimento 2012). Le risorse e le strutture attrezzate per soddisfare le loro esigenze sono insufficienti, così come mancano figure professionali in grado di orientarli verso opportunità di formazione e lavoro. Il CEFA, con i suoi progetti, mira a migliorare l’inclusione sociale ed economica di questi giovani, promuovendo percorsi formativi che li accompagnino verso una maggiore autonomia.
Robert e Happiness sono due ragazzi non-udenti, mentre Mossi è una ragazza albina. La settimana scorsa tutti e tre hanno iniziato un corso di sartoria di tre mesi presso il centro VETA di Chang’ombe, il più grande centro di formazione professionale di Dar es Salaam. Tramite il progetto SHINE stiamo cercando di incrementare le opportunità di formazione professionale per i giovani con disabilità, supportando e rendendo più inclusivi due tra i più importanti centri della città.
Abbiamo abbattuto barriere architettoniche, creato borse di studio, acquistato attrezzature e materiali per sostenere i corsi. L’obiettivo é quello di far sì che sempre più ragazzi con disabilità riescano ad accedere a questi centri, così da imparare un mestiere che possa aiutarli a diventare autonomi dal punto di vista economico. In questo modo il lavoro diventa uno strumento di integrazione sociale per chi troppo spesso viene relegato a vivere ai margini della società.
Oltre al corso di sartoria, al Centro di Chang’ombe sosteniamo anche i corsi di food production e bakery. Questa volta purtroppo non c’è stata l’occasione di assaggiare la produzione della giornata…Mi toccherà tornare!
Insieme al Centro di Chang’ombe, tramite il progetto SHINE, sosteniamo anche lo Yombo Centre. Si tratta di un istituto residenziale specializzato nella formazione professionale di ragazzi con disabilità. Qui i corsi durano due anni e arrivano ragazzi da tutta la Tanzania. Questo Centro governativo dipende quasi esclusivamente da fondi statali, che però bastano a malapena per coprire i costi per il vitto degli oltre cento studenti che vi abitano.
Per assicurare delle risorse aggiuntive al Centro, CEFA sta supportando l’avvio di un paio di attività generatrici di reddito. Il particolare, abbiamo allestito un laboratorio per la preparazione di prodotti da forno, con annesso un piccolo negozio per la vendita.
Il prossimo 28 novembre si inaugurerà ufficialmente il laboratorio e Chiara, la nostra Project Manager, si sta occupando dei preparativi.
Il progetto SHINE è finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo (AICS), ha l’obiettivo di migliorare la partecipazione dei minori e giovani adulti con disabilità alla vita comunitaria, garantendo formazione professionale e inclusione sociale.
Una nuova vita per la diga in Tanzania
Quando l’età è solo uno stato mentale: Giorgio e Bepi hanno rispettivamente 84 e 71 anni, ma questo non li ha fermati dal fare un altro giro in Tanzania.
Volontari di lungo corso del CEFA, negli anni ci hanno aiutato a realizzare dighe, acquedotti, edifici vari e linee elettriche. Quando hanno saputo che c’era da mettere mano all’opera di presa sul fiume Kyepa per assicurare un maggiore apporto d’acqua alle due turbine della centrale di Ikondo che alimentano la rete che serve i villaggi della zona, non hanno esitato un attimo. E così, da quasi due mesi, trascorrono 10 ore al giorno sul cantiere dove, insieme ad una squadra di operai locali, stanno realizzando una briglia sul fiume, che consentirà di controllare meglio il flusso delle acque, garantendo i quantitativi necessari alla centrale affinché questa possa produrre corrente sufficiente per coprire le esigenze dei 7 villaggi collegati alla rete.
Ecco quanto già realizzato in meno di due mesi e, come si può notare, la vasca di carico da cui partono le condotte forzate che alimentano le turbine, è già piena fino all’orlo, pur non essendo ancora iniziata la stagione delle piogge.