Dopo la quarta stagione delle piogge non andata a buon fine, e l’attuale aumento dei costi del grano, il Corno d’Africa continua a sfiorare una crisi alimentare che mette a rischio la vita di più di 17 milioni di persone. L’insieme tra questo catastrofico evento climatico e gli effetti della crisi economica globale, sta spingendo milioni di persone a perdere il proprio lavoro e lasciare la propria casa alla ricerca di acqua, cibo, e pascoli.

I nostri sforzi per rispondere a questa emergenza continuano in tutta la regione del Corno, tra Kenya, Etiopia e Somalia. Per capire meglio gli effetti di questa crisi abbiamo parlato con Riccardo Bubbolini, agronomo del CEFA in Kenya e Somalia, che ci ha raccontato delle devastanti conseguenze che la siccità e l’aumento dei costi del cibo, del carburante e del grano stanno avendo sulle vite degli agricoltori.

Dopo che è saltata anche l’ultima stagione delle piogge, tutto il mais piantato non è arrivato a frutto. Molti degli agricoltori stanno quindi già tagliando le piante per farci del carbone e venderlo al mercato, per riuscire ad affrontare il costo della polenta che è recentemente triplicato rispetto a poche settimane fa. Tutti i costi stanno vertiginosamente crescendo e senza acqua anche chi coltiva non riesce più ad avere accesso al cibo. È importante in questo momento continuare a lavorare ai sistemi di irrigazione perché gli agricoltori possano irrigare i campi anche fuori dalla stagione delle piogge. 

Riccardo Bubbolini

La sicurezza alimentare è la prima vera vittima di questa crisi. Da una parte gli agricoltori perdono il proprio raccolto a causa della siccità, e dall’altra a causa dell’aumento dei costi faticano a permettersi gli alimenti alla base della propria alimentazione, tra cui pane, polenta e latte. Questa situazione ci viene confermata anche da Francesca Rampoldi, la regional coordinator di CEFA in Kenya e Somalia. 

La situazione sta velocemente diventando insostenibile. L’aumento dei prezzi del carburante sta rendendo inaccessibile tutti i prodotti di base, primo fra tutti il cibo. Per fare un esempio, in Kenya, il prezzo dei pomodori è passato dai 100 ai 200 scellini al chilo, l’olio da 105 fino ad arrivare a 360 scellini al litro, e una semplice saponetta è passata da 100 a 240 scellini al chilo.

Francesca Rampoldi

Di fronte a emergenza, continuano i nostri progetti di contrasto alla crisi climatica per permettere agli agricoltori e le comunità locali in Kenya, Somalia ed Etiopia di resistere alle peggiori conseguenze, supportandoli attraverso l’agricoltura, l’apicoltura, la distribuzione di sementi e la costruzione di pozzi e impianti di irrigazione.

Aiutaci a fronteggiare l’emergenza nel Corno d’Africa
Cambia il futuro di intere famiglie contadine