Sono ripartito da Nairobi in attesa di conoscere l’esito delle elezioni del presidente delle repubblica, ma in questo periodo la preoccupazione maggiore dei keniani è l’aumento del costo della vita e i prezzi che ogni giorno al mercato sono ritoccati al rialzo. Il Kenya sta attraversando infatti una difficile crisi economica. Questa ha generato nel paese una diffusa insicurezza alimentare.
Il grande paese dell’est Africa, che conta 50 milioni di abitanti e che potrebbe essere ricco di tutto, è invece un forte importatore di materie prime alimentari, in particolare di grano, che hanno registrato negli ultimi due anni un aumento progressivo dei prezzi. L’agricoltura del Kenya è governata da multinazionali e produce per l’esportazione tè, cacao, ananas e fiori, in particolare le rose, anziché cereali sufficienti per i consumi interni.
La crisi sta colpendo per primi gli allevatori delle regioni aride e semi-aride a nord ovest, fra queste la contea di West Pokot dove operiamo con il CEFA. Da tre anni la siccità, dovuta alla mancanza di piogge, ha ucciso il bestiame e reso scarsi i già magri raccolti.
Assicurare la possibilità di utilizzare l’acqua per il bestiame ed implementare impieghi responsabili, con l’irrigazione a goccia ad esempio, sono obiettivi minimi da perseguire con continuità. Dagli anni ’90 il CEFA realizza in Kenya progetti a sostegno dei piccoli agricoltori e il miglioramento delle infrastrutture per la distribuzione e l’utilizzo dell’acqua. Grazie alla missione di queste settimane ho potuto constatare che la cooperazione allo sviluppo fa la differenza migliorando la qualità della vita delle persone.

Il rischio della fame che incombe sulle comunità più povere del Kenya, allevatori e piccoli agricoltori, deve essere scongiurato agendo in tempi brevi e modi diversi per evitare una catastrofe umanitaria già annunciata.
Occorre agire nell’emergenza a livello politico internazionale attraverso il riconoscimento di sostegni economici e prestiti allo Stato, affinché si possano adottare politiche pubbliche per fronteggiare il difficile momento, e fornire gli aiuti umanitari necessari alla sopravvivenza.
Nei tempi più lunghi bisogna progettare per il futuro promuovendo i diritti umani delle popolazioni povere, l’indipendenza economica delle famiglie e combattere le cause della fame, contrastando prima di tutto gli effetti della siccità figlia della crisi climatica.
L’aiuto allo sviluppo supporta politiche agricole per l’autosufficienza alimentare, sostenendo la produzione orticola e dei cereali, e la crescita sociale e umana delle comunità attraverso l’implementazione di servizi: acqua, elettricità, sanità e scuole.
Crescita che invece non è generata dall’economia dell’esportazione praticata dalle grandi multinazionali che possiedono in Africa l’80% delle terre fertili. Le serre per produrre i fiori occupano i terreni più fertili negli altipiani del Meru. Invece del grano si coltivano le rose per il mercato europeo e anche per questo in Kenya i poveri soffrono ancora la fame.
Il 14, 15 e 16 ottobre a Bologna parleremo di questo e dei grandi e piccoli progetti che abbiamo portato avanti in questi anni in Kenya e nel resto del mondo, e lo faremo con gli stessi i protagonisti di queste avventure. Vi aspettiamo per ‘Gente Strana‘, il festival della cooperazione per i 50 anni del CEFA.
Un saluto di pace
Raoul Mosconi – Presidente CEFA