di Riccardo Berlini e Matteo Manna, volontari del Servizio Civile a Kilolo in Tanzania

Arrivando a Kilolo, in Tanzania, una delle prime persone ad accogliere i volontari in servizio civile è Bateli, l’autista che già da diversi anni lavora qui con il CEFA. Per i ragazzi ancora spaesanti nel nuovo contesto Tanzaniano la sua presenza è da subito molto rassicurante e un sostegno indispensabile nella prima fase di ambientamento nella vita di villaggio. Bateli non parla né inglese né tantomeno italiano, ma dopo tanti anni di relazioni con i ragazzi che sono passati per l’ufficio di Kilolo ha sviluppato una certa flessibilità nel capirsi con i tanti avventori che ancora non sanno lo swahili.

Riccardo e Matteo, volontari del servizio civile in Tanzania, hanno colto l’occasione per fargli qualche domanda sulla sua esperienza di lavoro con CEFA. Il suo è sicuramente un punto di vista importante per conoscere l’evoluzione del territorio del distretto di Kilolo, in cui è nato e cresciuto, e per parlarci di quello che è per lui il CEFA da queste parti.

Bateli, raccontaci un po’ di te. Cosa facevi prima di lavorare per il CEFA?

Ciao Italia! Io sono nato e cresciuto nel distretto di Kilolo, nel villaggio di Boma la Ng’ombe che tradotto significa “il posto dove stanno le mucche. Da noi il lavoro principale è sempre stato quello di coltivare la terra o di allevare animali per dare da mangiare alle nostre famiglie. Prima di lavorare per il CEFA il mio lavoro era quello di “facchino” e seguivo nei loro viaggi alcuni amici camionisti occupandomi i scaricare e caricare quello che trasportavano. Poi, naturalmente, lavoravo la mia terra, cosa che continuo tutt’ora a fare, come tutti dalle nostre parti.

Come hai conosciuto il CEFA?

Il CEFA lo conosco da quando sono ragazzo, cioè da quando a metà degli anni ’80 è arrivato a Boma la Ng’ombe a portare l’energia elettrica nelle nostre case. Tutt’ora a contrario di molti altri villaggi, non abbiamo blackout improvvisi, non dobbiamo centellinare l’energia per mancanza d’acqua e, non ultimo, le nostre bollette sono molto meno salate. A quei tempi, è stata una vera svolta e un cambiamento enorme per le nostre vite. Infatti, tutto il villaggio si è prodigato nel dare una mano e a partecipare alla costruzione della centrale elettrica e all’installazione del sistema di collegamento.

La costruzione della diga che dagli anni ’80 porta elettricità ai villaggi della Tanzania

Quando hai iniziato a lavorare per il CEFA?

Ho iniziato nel 2010. Serviva personale locale e mi sono candidato come autista. Si creò subito un rapporto di fiducia con Giovanni Spata, il capo progetto dell’ufficio. Da 13 anni la mia vita è certamente cambiata. Avere queste responsabilità e uno stipendio fisso mi ha permesso di poter pianificare i miei piccoli investimenti e pagare l’iscrizione a scuola dei miei figli e figlie. Ora loro stanno anche imparando l’inglese.

Che cosa ti aspetti per il futuro?

Da quando il CEFA è arrivato in Tanzania le cose sono cambiate molto. Purtroppo però ci sono ancora molte difficoltà nei nostri villaggi rurali. Come ho detto prima da noi si vive di agricoltura e allevamento quindi è fondamentale continuare con la formazione e l’aggiornamento in questi settori, migliorare l’approvvigionamento all’acqua e fornire un sostegno alle realtà rurali che sono ancora molto mal collegate dai principali centri urbani. Tramite l’esperienze dei miei figli, inoltre, spero che in Tanzania si riesca a migliorare il livello e l’accessibilità dell’istruzione pubblica.

Vuoi fare un saluto all’Italia?

Ciao Italia, Grazie.

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