Le parole di Enrico

Non si può che essere soddisfatti per quanto è stato fatto in questi 6 mesi di apertura del primo Padiglione Nazionale della Repubblica Unita di Tanzania alla 60a Biennale d’Arte di Venezia. Dopo quasi due anni di corrispondenza a livello soprattutto diplomatico, grazie al lavoro di mediazione di CEFA ed alla lungimiranza dell’Ambasciatore Mahmoud Kombo (oggi divenuto Ministro degli Esteri), l’idea dell’artista italiana Naby, di far partecipare per la prima volta la Tanzania alla Biennale, creando un dialogo interculturale ed intergenerazionale, così come negli auspici del Curatore Adriano Pedrosa, è divenuta realtà.

Con un budget migliaia di volte inferiore a quello dei Padiglioni delle altre nazioni, siamo a riusciti a collezionare una serie di numeri impressionanti: abbiamo ricevuto la visita di alcuni tra i più noti Curatori, Collezionisti e Galleristi a livello mondiale, ed in generale i visitatori e le visitatrici hanno superato la soglia delle 10.000 presenze con punte di oltre 200 presenze al giorno nella settimana di pre-apertura. Sono più di 500 le testate giornalistiche cartacee ed online che hanno segnalato la presenza della Tanzania alla Biennale, e 48 testate hanno dedicato un apposito articolo al nostro Padiglione, in alcuni casi con interviste e video. Hanno scritto di noi Le Monde, New York Times, Art Review, Il Giornale dell’Arte, Finestre sull’Arte, Exibart, Artribune, solo per citare alcuni tra i titoli più noti. Inoltre, la star internazionale Peter Gabriel ha voluto regalarci la sonorizzazione del Padiglione attraverso una rielaborazione di una musica popolare del gruppo tanzaniano Zawose Queens…un evento direi straordinario!

Se da oggi l’Arte della Tanzania è nota al mondo lo si deve anche a questo progetto, nato inizialmente come un dialogo tra un artista europeo ed uno tanzaniano, poi evolutosi in una partecipazione più numerosa che ha ispirato l’idea delle stanze speculari e della suddivisione del Padiglione in quattro epoche storiche, dal passato al futuro, facendone metafora di un percorso di crescita ed auto-emancipazione.

Infine i doverosi ringraziamenti.

Oltre all’imprescindibile lavoro di “tessitura” del CEFA (grazie a Jacopo Soranzo, Dario De Nicola, Alice Fanti, Barbara Mazzanti, e di tanti altri Amici), occorre sottolineare la vicinanza e la dedizione dell’Ambasciata di Tanzania in Roma, dell’Ambasciatore Mahmoud Kombo, di Jubilata Shao, Siegfried Nembuka, Eva Kaluwa. Ringrazio la nostra Commissario, Leah Elias Kihmbi, funzionario ministeriale che ci ha accompagnati passo passo in questa avventura, attenta, competente ed amica sempre presente. Ringrazio poi l’insostituibile lavoro del Dott. Stefano Pancera, addetto stampa del Consolato della Tanzania a Milano grazie al quale la nostra presenza sui media è stata costante e di alta qualità.

Ringrazio il fotografo musicale Armando Gallo, collegamento essenziale con Mr. Peter Gabriel. Ringrazio gli sponsor che hanno creduto in noi, nel nostro progetto ed hanno voluto dare una donazione a questo sogno: il Gruppo Stefanelli 1952, CICA Consulenze, la Ditta Fratelli Balboni, la Ditta C.I.I.P. e lo Studio Rando per la redazione delle numerose e difficili pratiche burocratico-architettoniche, richieste dalla Biennale. Ringrazio la Fondazione Dott. Carlo Fornasini, da sempre finanziatrice dell’Health Center di Iringa, che ha fornito la logistica, pilastro per questo progetto, nelle persone del suo Presidente, il Prof. Gian Guido Balandi e del Consigliere Dott. Massimo Golinelli. Ringrazio AUSER Venezia, ed il suo Presidente Franco Tonello, per il conforto nelle difficili e costanti presenze per la guardiania del Padiglione svolte in modo abnegato anche dall’artista Naby per lunghi periodi settimanali e, in misura molto minore, dal sottoscritto. E da ultimo un ringraziamento a “La Fabbrica del Vedere” di Carlo Montanaro per averci ospitato in questi mesi di Biennale.

Le parole di Nadia

“Scusi, si può entrare?”
“Certo, siete i benvenuti!”
“Desiderate una spiegazione della Mostra?”

Iniziava così la mia relazione quotidiana col popolo di “Biennale”, un popolo migratore che ogni due anni scarica mappe dettagliate da internet e parte per visitare ogni Padiglione: da quelli nelle sedi storiche, Giardini e Arsenale, a quelli sparsi nella città di Venezia. Anche io ne facevo parte, poi un incidente stradale subìto nel 2021 mi ha “trasformato” in altro.  Con la Repubblica Unita di Tanzania ho almeno un paio di legami: il sostegno di Fondazione Dott. Carlo Fornasini verso le iniziative del CEFA e l’aiuto all’Healt Care gestito dalle Suore Minime dell’Addolorata presso la missione di Usokami. Ricordo che a Messa, una domenica, versai tutto ciò che avevo a un padre missionario che venne a chiedere contributi per acquistare una mucca proprio per quella missione.

Tante persone che conosco poi hanno portato i loro “Saperi” ai Tanzaniani: contadini, maestre, e anche io ho voluto donare un po’ di ciò che so: l’arte e la comunicazione visiva. Per almeno tre volte a settimana ho fatto 450 km al giorno, 3 ore e 50 minuti di treno all’andata e 3 ore e 50 minuti al ritorno, per aprire il Padiglione e Servire il Prossimo che appariva alla tenda posta all’entrata. Ci sono stati giorni in cui entravano poche persone, nei momenti torridi estivi, ma nella maggior parte del tempo la mostra è stata molto visitata e con tante persone ho potuto scambiare pensieri, ricordi e impressioni, e raccontare loro della Tanzania, dell’impegno del Senatore Bersani, di CEFA, e del progetto curatoriale di Enrico Bittoto che ha presentato al mondo i lavori di Lute, di Happy, di Haji e di Naby. La difficoltà maggiore per i visitatori è stata la sede un pochino nascosta rispetto alle vie più trafficate. Alcuni sono venuti attirati dal nome di Peter Gabriel che, grazie alla pazienza e all’ammirazione di Enrico, ci ha donato una texture musicale che ha sonorizzato il Padiglione. Quante volte ho raccontato che il famoso e generoso Musicista ha rimodulato un brano delle Zawose Queens, gruppo tanzaniano che quest’anno ha fatto concerti nelle più importanti tappe della storia della musica: Londra, Liverpool e infine al Womad Festival dove hanno avuto un ruolo centrale! 

Tutti i visitatori hanno potuto sedersi, scrivere un pensiero sul quadernone a disposizione e sono usciti con un cioccolatino o una cartolina, una spiegazione nelle varie lingue e sempre con un sorriso felice della sottoscritta che senza CEFA non avrebbe potuto ricevere Cura nel Donarsi. Da educatrice, come mi piace definirmi, o insegnante come ero “classificata”, amo amalgamare persone e ambiti curando una macro regia che senza ognuno di voi non sarei stata capace di realizzare

Le persone mi sono parse molto interessate e, nell’uscire, trasformate e sorridenti. Se vorrete ci saremo. Enrico e io siamo disponibili per aprire un varco ed una possibilità a tutti gli Stati che volessero affacciarsi al Popolo Sensibile di Biennale che non aspetta altro che vedere i loro beniamini: gli artisti di tutto il Mondo. Un Grazie e un grande abbraccio.