La pandemia colpisce duramente anche il Nord d’Africa, sia dal punto di vista sanitario che economico. Questo non ferma CEFA dall’essere presente, rimanendo reattivo ai cambiamenti collegati ai paesi – Tunisia, Libia e Marocco – in cui si svolgono i nostri progetti, grazie anche al contributo dei nostri Referenti e Cooperanti Paese che continuano ad aggiornarci, avvicinandoci sempre di più alle popolazioni dall’altra parte del Mediterraneo.

Un duro colpo per la Tunisia

Il Coronavirus sta mettendo sempre più a dura prova la Tunisia, dove si sono raggiunti i 620.000 casi di Covid-19 con oltre 21 mila vittime registrate dall’inizio della pandemia. Il bilancio si è ulteriormente aggravato negli ultimi due mesi, periodo durante il quale si è rilevato un tasso di positività giornaliero costante al di sopra del 20%, con punte che hanno superato il 40%.

Jacopo Granci, il nostro Cooperante in Tunisia, ci ha esposto quanto la situazione sia preoccupante: gli ospedali sono pieni sia in terapia intensiva che in caso di ricoveri ordinari, in più si aggiungono la carenza di ossigeno e dei respiratori che non fanno altro che aumentare lo stato di criticità che il paese sta vivendo dal punto di vista sanitario. Gravi sono anche le ricadute sul piano economico, ci riferisce Jacopo, con centinaia di piccole e medie imprese costrette alla chiusura.

“Gran parte della popolazione è impiegata in modo informale, dunque senza tutele né ammortizzatori sociali. Inoltre il settore turistico, alla base degli equilibri finanziari del paese, è in forte crisi a causa delle misure restrittive che limitano gli ingressi dei turisti”

Tra i provvedimenti messi in atto per limitare la diffusione del contagio, dopo i vari lockdown regionali – che si sono susseguiti nei mesi di giugno e luglio –  resta in vigore il coprifuoco notturno, dalle 22 alle 6, la riduzione di capacità ed orario lavorativo dei café e dei ristoranti, e l’obbligo di indossare la mascherina.

“Misure minime e forse non troppo efficaci data la gravità della situazione sanitaria, ma già difficili da mantenere di fronte ad una popolazione stremata”

La speranza è che la campagna di vaccinazione, avviata lo scorso 13 marzo e proseguita a singhiozzi fino al mese di luglio, possa lentamente dare i suoi frutti per abbattere la curva dei contagi. 

“La carenza di dosi e la quasi totale dipendenza del paese, in termini di approvvigionamento, dagli invii saltuari del Programma ONU Covax e da donazioni straniere – tra cui l’Italia –  ha impedito l’attuazione di una strategia vaccinale efficace”

Fortunatamente sembra che nelle ultime settimane sia avvenuta un’accelerazione nelle vaccinazioni, con il superamento dei 3 milioni di dosi somministrate e ad oggi il 12% della popolazione – corrispondente a 1,4 milioni – ha completato il ciclo di vaccinazione.

La problematica dei vaccini in Libia 

La situazione sanitaria rimane preoccupante anche in Libia, specialmente nell’area Ovest del paese. Con la diffusione della variante delta e l’apertura di nuovi laboratori – con il conseguente aumento della capacità di realizzare test e tamponi – si è registrata un’impennata di casi positivi.

Abbiamo chiesto alla nostra Rappresentate Paese, Silvia Cappelli, di metterci al corrente della situazione sanitaria, in particolare delle modalità di prevenzione messe in atto nel paese e dell’andamento della campagna vaccinale. Per limitare la diffusione del virus, ci spiega, è stato istituito un coprifuoco, dalle 18 alle 6, per la durata di due settimane – a partire dal 27 luglio – e successivamente rinnovato fino a nuovo ordine nella regione centrale. Durante l’orario del coprifuoco alcune attività commerciali ed educative sono rimaste aperte seppur con limitazioni, ad esclusione di caffè, ristoranti, parchi e giardini che sono rimasti chiusi. 

Dall’8 luglio, aggiunge Silvia, il governo ha disposto la chiusura delle frontiere terrestri ed aeree con la Tunisia, l’unico collegamento aperto rimane con Istanbul.

“Le problematiche più importanti riguardano gli ospedali, in quanto le riserve di ossigeno stanno cominciando a scarseggiare e le sale di isolamento sono arrivate alla capacità massima consentita. È stato poi ipotizzato che l’intero personale medico sia stato contagiato, portando di conseguenza ad un numero minimo di lavoratori presenti nelle strutture, limitando di molto le capacità di soccorso. Inoltre i collegamenti fra i centri minori e i centri principali risultano spesso difficili portando i malati a dover utilizzare i loro mezzi per spostarsi da un centro all’altro, creandogli non poche difficoltà”

Rispetto alla campagna vaccinale, al 31 luglio risultavano somministrate 530.808 dosi –  di cui lo Sputnik V è il vaccino più utilizzato –  con circa 15.000 dosi al giorno somministrate, di cui meno di 5.000 a non libici. Infatti, per ricevere le dosi di vaccino è necessario iscriversi a delle liste tramite documento di riconoscimento: questo porta all’esclusione di una parte della popolazione

“Coloro che non possono registrarsi, come i migranti e i rifugiati, sono tagliati fuori e tuttora non sono state ancora previste delle misure specifiche per risolvere questo problema”

Marocco: possibile vaccinazione obbligatoria 

Con la riapertura delle frontiere – dalla metà dello scorso giugno – e l’Eid al-Adha, ovvero la Festa del Montone, una vasta quantità di persone – dagli inizi del mese di luglio – si è messa in viaggio verso la propria città natale. I grandi assembramenti creatisi nelle diverse città e nei nuclei familiari ha portato ad una crescita esponenziale della curva dei contagi.

Per approfondire meglio la questione abbiamo chiesto alla nostra Rappresentante Paese Marocco, Federica Gatti, di aggiornarci sulla situazione nel paese: Federica ci segnala che il tasso di positività ha superato il 20%, portando a un netto aumento di morti e di pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere soprattutto casi gravi che necessitano dei servizi di rianimazione e delle bombole di ossigeno.

“Solo il 44% di popolazione ha completato il ciclo vaccinale, mentre soltanto il 62% della popolazione ha ricevuto la prima dose. In questi giorni il Marocco riceverà un importante numero di vaccini Pfizer, aprendo la possibilità alle persone della fascia d’età compresa tra i 20-24 anni e agli studenti del ciclo di studi superiore di potersi vaccinare”

In merito alle misure di contenimento del virus, il governo ha anticipando il coprifuoco alle 21, portandolo fino alle 5 del mattino e l’accesso e l’uscita alle città di Agadir, Marrakech e Casablanca sono stati chiusi.

“Al momento, è in corso una discussione verso la vaccinazione obbligatoria e si ipotizza anche un possibile nuovo lockdown a causa dell’aggravamento della situazione generale nel paese”

Rispetto alle attività legate al Covid, CEFA ha donato a un’associazione di Guercif un’automobile per intervenire nella sensibilizzazione e nell’osservanza delle misure di sicurezza per combattere il virus.