Grazie per essere stato con noi in mezzo alla tempesta.

È trascorso un anno dalla tragica notte tra il 14 e il 15 marzo in cui il ciclone Idai ha colpito il Mozambico ed in particolare Beira, lasciandosi dietro oltre 600 vittime 1600 feriti e distruggendo oltre 50.000 ettari di terreno.

L’obiettivo prioritario, condiviso con le autorità locali, era quello di riprendere quanto prima le attività di semina per garantire la sussistenza alimentare e per riprendere la produzione di foraggi per gli animali.

Vi abbiamo chiesto un aiuto per supportare 5.000 famiglie, 40 associazioni e 3 Cooperative dei villaggi di Ceramica, Dondo, Nhangao, e Nhamatanda a produrre in “controepoca”, ovvero durante la stagione secca e limitare così, la crisi alimentare tuttora in atto.

Grazie al vostro aiuto abbiamo raggiunto 275.460 beneficiari.

Con questo video, condotto dal nostro caro amico Patrizio Roversi,  vogliamo ringraziarvi di cuore per averci aiutato ad affrontare la grave situazione di emergenza attraversata e raccontarvi i vari interventi portati avanti in questi mesi.

Da dove siamo partiti.

Il contesto

Con una popolazione di oltre 28 milioni di persone e un reddito pro-capite di 230 euro/anno, il Mozambico è tra i paesi più poveri al mondo. La mortalità infantile (0-5 anni) è di 138 ogni mille bambini nati vivi, anche a causa della malnutrizione cronica che colpisce il 44% della popolazione infantile. Tra le sfide più importanti cui deve far fronte il Mozambico vi è l’insicurezza alimentare e la vulnerabilità del paese alle avverse condizioni climatiche che aggravano la forte povertà diffusa.

La situazione

A metà marzo il ciclone tropicale Idai si è abbattuto sul Mozambico, con piogge, allagamenti e distruzioni che hanno causato centinaia di morti e milioni di sfollati. L’acqua che si è riversata, colpendo soprattutto l’area di Beira, ha causato la distruzione di abitazioni, scuole, strutture sanitarie, compromesso pesca, allevamenti, raccolti, il sistema di distribuzione dell’acqua e dell’energia. Le coltivazioni di mais, ortaggi, manioca e foraggio sono state distrutte e così anche le riserve e i magazzini.

La nostra risposta come CEFA è stata immediata: abbiamo attivato tutti i nostri volontari in loco i nostri mezzi e la nostra conoscenza del territorio e delle comunità, per distribuire cibo ( riso, olio, farina di soia e fagioli) e cloro per purificare l’acqua e scongiurare l’epidemia di colera, contribuendo a sostenere circa 60.000 persone in due villaggi.

Il nostro impegno quotidiano


Come continuare ad aiutarci

Con 15 euro al mese Adotti una mamma e sostieni lei e tutta la sua famiglia perché abbia sementi, attrezzi, strumenti da cucina per produrre cibo per tutto il periodo post emergenza.

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